Parco Nenni

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Descrizione

Il parco fu realizzato nei primi anni ’70 del secolo scorso su progetto dell’ufficio tecnico comunale. Il sito su cui sorge era anticamente sede del convento di S. Domenico che, a seguito delle soppressioni napoleoniche, fu adattato a caserma e fatto oggetto nel corso dell’Ottocento di pesanti ristrutturazioni e ampliamenti per farne una delle caserme di cavalleria più grandi del Piemonte. Nel periodo compreso tra il 1943 e il 1945 l’edificio, occupato dalle Brigate Nere (corpo paramilitare fascista della Repubblica Sociale Italiana – R.S.I.),fu luogo di prigione e tortura per molti Saviglianesi.

Nel 1950, cessato l’uso militare, il Comune trasformò l’immobile, ormai noto come Caserma Carando a ricordo dell’omonima brigata dei comandanti partigiani fratelli Carando, in alloggi popolari che diede in affitto a privati. Al piano terreno si insediarono molte attività artigianali. In breve tempo cominciò il degrado dell’edificio e il Comune il 4 marzo 1968, dopo diversi lavori di manutenzione, deliberò lo sventramento dell’immobile. La chiesa, utilizzata da anni come magazzino comunale, a seguito del veto della Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici, fu esclusa dall’abbattimento. Si conservano alcuni affreschi seicenteschi nella cappella sul lato sinistro dell’ex chiesa intitolata a S. Giovanni.

All’interno dell’area verde che occupa una superficie complessiva di 10.000 mq sono state messe a dimora varie specie botaniche. Al centro del parco è presente ancora un rudere della vecchia caserma, lasciato a ricordo delle violenze inflitte ai prigionieri dalle Brigate Nere.
A sud il parco si affaccia sul viale di piazza Nizza, la cui creazione risale agli inizi dell’Ottocento, quando parte dello spazio ricavato dall’abbattimento delle antiche mura fu trasformato in viale alberato per il passeggio dei cittadini. I due maestosi platani, ancora radicati su una piccola aiuola, sono con ogni probabilità gli esemplari superstiti delle piante di arredo originarie. Dal 2004 sono classificati come alberi monumentali e per questo sottoposti alla tutela della Regione Piemonte.

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